Scopri la Storia

Scopri l'origine delle Aquae Patavinae e la storia del paesaggio termale euganeo...

 

abb5513 p1040721 P1040808 P1040797 cavallo2 cavaliere

Gli aspetti idrologici

Aspetti idrologici del bacino termale euganeo

Il bacino termale euganeo è uno dei principali campi termali del nord Italia e si estende su un’area di 36 kmq. A partire dal XX secolo, le acque termali vengono estratte intensivamente dal sottosuolo per scopi terapeutici mediante dei pozzi. Nell’area sono attive circa 100 concessioni minerarie e i pozzi perforati sono più di 450. Attualmente i pozzi attivi sono circa 250 con un’estrazione di fluidi termali stimabile intorno a 15 milioni di m3/anno. Dopo il 1950, a causa dell’aumento della domanda di acque termali, si è osservato un approfondimento del livello della falda acquifera termale causando la scomparsa di tutte le sorgenti. A seguito di una regolamentazione sulle portate estraibili, il livello della falda ha recuperato quota ed è ora praticamente stabile. L’estrazione delle acque avviene entro il substrato roccioso, posto ad una profondità variabile da alcuni metri (Montegrotto Terme) a 200 m (Abano Terme).

I fluidi termali presentano una temperatura variabile da 65°C a 86°C, inoltre la loro caratterizzazione chimica a prevalente cloruro di sodio e la loro salinità totale, che può  raggiungere anche i 6 g/l, stanno ad indicare un circuito idrotermale profondo. L’analisi sugli isotopi dell’idrogeno (3H) evidenziano tempi di residenza superiori ai 60 anni e probabilmente dell’ordine di qualche migliaio di anni, come hanno suggerito anche alcune analisi isotopiche sul carbonio (14C). Questa ipotesi di fluidi euganei di provenienza profonda e caratterizzati da lunghi tempi di residenza appare anche avvalorata da recenti misure isotopiche nei travertini di Abano Terme (Colle Montirone), i quali evidenziano contenuti di uranio estremamente bassi ed elevati rapporti  234U/238U.
L’area di ricarica del sistema potrebbe essere localizzata 80-100 km a nord del bacino termale euganeo nei rilievi prealpini a nord di Schio (provincia di Vicenza, Veneto centro-settentrionale; link a fig. 2 modello idrogeologico; 3 sezione geologica). Analisi isotopiche dell’ossigeno (δ18O) indicano che le acque termali derivano dalle precipitazioni di origine meteorica avvenute ad una quota di circa 1,5 km, che corrisponde all’altitudine media dell’area montana. Le acque meteoriche si infiltrano e raggiungono una profondità probabilmente di circa 3 km, riscaldandosi per effetto del gradiente geotermico (30°C/km).

Dalla zona di ricarica esse fluiscono verso sud grazie alla fratturazione delle rocce serbatoio, collegabile all’attività della faglia Schio-Vicenza che agisce da principale struttura di circolazione per le acque termali euganee. In corrispondenza del bacino termale euganeo, le acque intercettano in profondità alcune fratture tenute aperte da una struttura geologica collegata alla faglia Schio-Vicenza, attraverso le fratture risalgono e raggiungono il serbatoio termale principale, costituito da rocce prevalentemente calcaree e dolomitiche di età mesozoica (251 – 65 milioni di anni fa circa). Da qui, attraverso altre fratture, giungono infine in superficie.